I napoletani by Generoso Picone;

I napoletani by Generoso Picone;

autore:Generoso Picone; [Picone, G.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: eBook Laterza
ISBN: 9788858118610
editore: edigita
pubblicato: 2005-11-14T23:00:00+00:00


Gli europei

La rivista di Prunas non nasceva comunque nel deserto. Se nel 1945 animavano la scena pubblicazioni come «L’Acropoli» di Adolfo Omodeo, «Aretusa» di Francesco Flora e «La Rinascita» voluta da Palmiro Togliatti, già dal finire del 1943 si era registrata un’atmosfera di mobilitazione culturale e civile, con in prima linea i rappresentanti di quella generazione che durante il fascismo aveva coltivato coscienza critica e ansia di riscatto. Il 14 ottobre, nell’atrio dell’Università devastata dai tedeschi, ad ascoltare il rettore Omodeo c’erano stati tra gli altri Francesco Compagna, Vittorio De Caprariis, Marcello Gigante, Ettore Lepore, Gaetano Macchiaroli, Gerardo Marotta e Guido Piegari. L’Ateneo, la struttura del Pci e i fermenti dell’avanguardia avevano polarizzato l’attenzione e le energie di numerosi giovani intellettuali. I futuri artefici di «Sud» si erano formati nei periodici espressi dall’area del cosiddetto fascismo di sinistra: Prunas nello sperimentale «Gioventù in campo», dove era diventato presto redattore capo affiancato da Franco Bottacchi ed Ennio Mastrostefano; Luigi Compagnone, Antonio Ghirelli, Tommaso Giglio, Raffaele La Capria e Gianni Scognamiglio in «IX maggio», il giornale ufficiale della gioventù fascista diretto da Adriano Falvo. Assieme a loro, anche Massimo Caprara e Giorgio Napolitano, che nel gennaio del 1944 pubblicarono il primo e unico numero di «Latitudine».

I ragazzi di Monte di Dio erano maturati nell’eterodossia dei circoli Guf, nei littori di Largo Ferrandina, una sorta di zona franca negli anni del fascismo in cui quella che La Capria ha definito «una generazione senza maestri» aveva imparato a conoscere le esperienze letterarie, artistiche e politiche inglesi, francesi, statunitensi e russe. Lì esplicitamente Renzo Lapiccirella parlava di lotta di classe, di antifascismo e di Karl Marx, mentre Massimo Caprara leggeva Baudelaire, Rimbaud e Verlaine. A casa dei genitori si tenevano riunioni sediziose, tanto ingenue che quando la polizia ne scoprì una si limitò a schedare i nomi dei partecipanti, a impaurirli con una notte passata in cella e a rimandarli via dopo un paternalistico rimprovero. L’arrivo degli americani li aveva messi direttamente in contatto con un mondo nuovo e la Napoli confusamente cosmopolita di quei giorni aveva consentito di incontrare direttamente personaggi e autori fino ad allora letti solo clandestinamente. Uno su tutti, André Gide.

Finita la guerra, era parso quindi naturale esprimere un’idea non provinciale della cultura e soprattutto il bisogno di aprirsi a quanto oltre l’orizzonte di Napoli si andava pensando, elaborando, scrivendo, recitando, vedendo, ascoltando. Per loro, se Napoli aveva qualcosa da riscoprire e recuperare, era la sua vocazione europea. Se i napoletani avevano un obiettivo da raggiungere, era quello di diventare a pieno titolo cittadini d’Europa: magari scontenti, come avrebbe presto aggiunto Francesco Compagna, ma comunque europei.

Raffaele La Capria, Antonio Ghirelli, Giuseppe Patroni Griffi e Francesco Compagna erano stati compagni di classe alla 3a C del liceo Umberto I e nello stesso istituto avevano studiato Maurizio Barendson, Francesco Rosi e Giorgio Napolitano. Alle riunioni del Guf si erano incontrati con Luigi Compagnone e Gianni Scognamiglio. Ghirelli, insieme a La Capria, poi, aveva vestito la divisa del cinquantaduesimo battaglione d’Istruzione a Brindisi, più che altro leggendo Čechov e Labriola.



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